Poi dicono degli Italici truffatori: tutto il mondo e' paese ma tranquilli, ANCHE in questo film yankee c'e' anche la ns Italietta stereotipata, ette pareva ! La buona notizia e' che quello e' l'unico punto negativo - per noi - ma superato questo si va' con un filo di gas: plot intrigante, sceneggiatura perfetta dei tardi anni 70, musica poca ed azzeccatissima, recitazione magistrale di tutti che risulta in un'atmosfera nella quale ci si "accomoda" ed i 150 minuti passano fluidissimi al punto che dispiace che l'intervallo li spezzi. Spero in qualche statuetta per il complessivo, gli attori sarebbero tutti da premio - ma c'e' troppa concorrenza questo giro!
PS Se lo vedeste o lo aveste gia' visto ed aveste una spiegazione sulla mania della regia per i capelli e le loro acconciature piu' variegate.............. io e Signora ringraziamo anticipatamente !!!
mercoledì 22 gennaio 2014
martedì 21 gennaio 2014
:-)))))))) troppo bello
domenica 19 gennaio 2014
Passatelli al Camino
Due dei nostri Passatelli hanno organizzato, insieme a Daniele Fabbri, che questa volta ha accompagnato i presenti in un viaggio nella musica jazz, una serata di suoni e assaggi, ospitati dai soci nella bellissima storica cornice del Camino. Essendo io presente solo 'in dolce', nel senso che avevo fatto pervenire il dessert ma avevo già altri impegni per la serata, purtroppo non posso farvene un resoconto dettagliato (contiamo sui commenti dei presenti). Possiamo però riviverne insieme l'atmosfera attraverso il menù e le foto della serata, grazie soprattutto al collega sTO.
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Il menù preparato da Nic e Silvano |
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un paio di panoramiche della sala dopo l'arrivo degli ospiti |
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il comprensibile pudore di Dani, costretto a mostrarsi col duo |
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Silvano non resiste alla tentazione di intrattenere perfino l'intrattenitore |
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un suono, due voci |
Nebraska
Saltato a piè pari Still Life, perché ho
preferito incontrare amici che avevano espresso il desiderio di
passare da me, qualche giorno dopo ho avuto modo di vedere invece Nebraska
di Alexander Payne, del quale film, stranamente, non avevo ancora letto nulla
che non fosse riferito al successo ottenuto a Cannes, e ai Golden Globes, o
alle nomination agli Oscar.
Certo, tralasciando
anche qui la scarsa fedeltà ad un’America rurale indubbiamente diversa e anche
più sottile e meno smaccatamente esasperata nella definizione dei personaggi (leggo
da qualche parte che il figlio buono è troppo buono, i parenti idioti troppo
idioti e via di seguito, ed è innegabile) e accettandolo come una favola qual è
(concediamo al cinema e alla letteratura di essere anche questo), mi sento di affermare che sia una favola bella e ben
riuscita, DA VEDERE.
Siamo all’ennesimo road movie. Della serie: se avete un trancio di rapporto
irrisolto con la madre, con il padre, con la zia, col fratello rain man, con un
amico, con voi stessi, investite i soldi a disposizione non dallo
psicanalista, ma in un viaggio concreto,
in auto, in pullman, in trattore (ricordate
Una storia vera di Lynch?) con l’interessato/a e darete a lui e a voi una
possibilità di riscatto; un viaggio che oltre ad essere con la persona in
questione è soprattutto verso la medesima.
Attraverso una fotografia in bianco e nero da Oscar, il superlativo Bruce Dern interpreta Woody Grant, un vecchio che, posso assicurare per esperienza, come tutti i vecchi che hanno smarrito nel tempo le proprie capacità selettive, crede nel volantino pubblicitario che gli arriva a casa e che gli segnala una sostanziosa vincita in denaro. Vincita che intende fermamente andare a riscuotere, assecondato da un figlio che prima tenta invano di riportarlo alla realtà, poi evidentemente si convince che la cosa migliore da farsi sia assecondarlo.
Attraverso una fotografia in bianco e nero da Oscar, il superlativo Bruce Dern interpreta Woody Grant, un vecchio che, posso assicurare per esperienza, come tutti i vecchi che hanno smarrito nel tempo le proprie capacità selettive, crede nel volantino pubblicitario che gli arriva a casa e che gli segnala una sostanziosa vincita in denaro. Vincita che intende fermamente andare a riscuotere, assecondato da un figlio che prima tenta invano di riportarlo alla realtà, poi evidentemente si convince che la cosa migliore da farsi sia assecondarlo.
Ebbene, i caratteri saranno pure enfatizzati, ma l’insieme è
talmente emozionante e ironico, competente nella descrizione dei bisogni
‘ottusi’ dell’anziano, recitato alla grande, che non è possibile non goderselo
da cima a fondo.
E, tanto per metterci
la solita fetta di me, è tornato prepotentemente a galla il dubbio che mi ha
accompagnato per qualche anno, e cioè se fosse giusto o meno negare a mio padre
il suo desiderio, più volte ribadito, di fare una viaggio aereo insieme prima
della sua morte, solo perché ho creduto di rendermi conto della difficoltà che
questo avrebbe rappresentato per la sua ormai inesistente forza fisica e
difficoltà a reggere uno spostamento anche
fino al supermarket. E, a chi afferma
che il finale che vede il vecchio Woody trionfante sul suo pick-up sia
davvero inverosimile, ricordo che,
sempre mio padre, allora ultraottantenne, quando arrivai da lui con una decapottabile, volle
andare a un matrimonio con l’auto scoperta, la coppola, gli occhiali da sole e
un foulard all’inglese al collo, perché
sosteneva di essersi immaginato così da sempre (?!?). Ragazzi, i sogni, anche banali, esistono e se alcuni dedicano
loro (stavo per scrivere sprecano, ma mi sono autocensurata) una vita, altri li
lasciano affiorare appena la ragione non agisce più da deterrente.
domenica 12 gennaio 2014
Il capitale umano del Paolino (Virzì)
Personalmente mi sarebbero bastati due film, rappresentativi
di una certa commediaccia all’italiana
di sempre, Benvenuti al Sud e Benvenuti al Nord, per avere un
quadro esaustivo del luogo comune regionale, quelli, per intenderci, dove il
romagnolo è sempre rivierasco ed è sempre una copia di Ferrini, il milanese è scontato come lo zafferano nel
suo risotto e il napoletano apre, forse, l’ufficio postale alle 10, ma col
cuore così in mano che gli condoni questo e altro.
Invece la storia continua.
Personalmente avrei tanto gradito che Virzì continuasse a
rassodare ovetti, invece di truccarli da omelette, così avrei saputo cosa
andare a non vedere.
Invece ci sono caduta.
Il Capitale umano, che pure mi dovrebbe toccare,
perché l’assicurazione ha definito così anche il valore di mia madre (che,
a quanto pare, era un capitale umano e affettivo praticamente nullo, ma per
fortuna non lo saprà mai), impasta in una vicenda tutto sommato ben costruita e
avvincente, quantomeno per il risvolto giallino del ‘chi sarà stato?’, i soliti ingredienti a chilometro mentale zero. E ‘tte credo che i brianzoli siano insorti, e
sia chiaro che non sono qui a difenderli come migliori o peggiori di altri,
semplicemente non riesco a inserirli alla lettera B dei miei schemi
pregiudiziali, così come non ho i romani alla R. Basta. Senza punto esclamativo, ve lo chiedo con umiltà.
Basta con lo stereotipo caricaturale del padrone della fabrichéta
anni ’70, che oggi fa il pescecane della finanza, basta con la moglie del suddetto che con voce
svampita tira tardi dirigendo l’autista a vanvera per la città per colmare la
propria noia e fa poi l’amore con quella vita che non ha vissuto; basta col
pirla che è sempre e solo pirla senza mai una parvenza di dubbio; basta con il
figlio nell’età indecisa fra appartenenza e ribellione; basta col
professore-scrittore di teatro che batte tasti nella sua cameretta con
zoomata sul poster del Living Theatre (ok, capisco, non ci sono più menti per il
teatro, ma da Beck e la Malina in poi sarà ben successo qualcosa), è
fisicamente stitico, ha l’acconciatura
datata, gli occhiali e la giacca del tempo che fu. Apoteosi dell’insieme è la riunione di macchiette
con l’abito che fa beceramente monaco (e non nego con questo che una
barzelletta il nostro paese lo sia da diversi anni in qua, ma, appunto, guardiamolo con gli occhi maturi di Sorrentino, per dirne uno) che si convoca per il programma di inaugurazione della
rinascita del teatro locale.
Il colpevole, guarda un po’, è ovviamente un SUV nero,
lucido e graffitato (non rivelo niente, si sa fin dalle prime scene) senza nemmeno la scusante emotiva di Darth Vader : io sono tuo padre, che
almeno una la butta sul fantascientifico e se ne fa una ragione.
Negli ultimi giorni ho visto anche Philomena, un film di Stephen Frears, di blandissima denuncia e con una fiumana di ingenuità ma ben narrato, che forse diretto da Ken Loach
avrebbe colpito nel segno, e vedrò oggi Still Life, del quale sproloquierò
prossimamente. Buona domenica, Passatelli.
sabato 11 gennaio 2014
Marceline
Posso finalmente (alcuni di voi lo avrebbero ricevuto a Natale e non sarebbe stato giusto parlarvene prima) presentarvi l'ennesima fatica letteraria (si dice così, no? nel caso lei non ne vantasse altre, non è colpa del recensore...) della nostra Brusaola -al secolo P. Chiarini- che un giorno della scorsa estate si svegliò col desiderio di far rivivere il proprio e l'altrui passato attraverso la memoria degli odori.
Così lanciò una e-mail a tutti noi per chiederci non di ricordare attraverso un profumo improvviso ma di ricreare sensazioni olfattive attraverso un ricordo. I nasi di decine di ravennati (e non) si sono subito mobilitati ed il risultato è un fascicolo di 'ricordi olfattivi firmati' che riporta anche il naso più insensibile a viaggiare nel tempo verso la propria infanzia.
Tutti coloro che l'hanno ricevuto sono stati grati per questo excursus e hanno aggiunto postille molto interessanti ( tipo i disoccupati di Patrizia, caramelle gommose fatte ad ometto di cui non avevo mai sentito parlare) che magari P. vorrà inserire in un aggiornamento futuro..........
Se qualcuno ne desiderasse una copia può contattarla attraverso passatellinghingheri@gmail.com o all'indirizzo chiarinip@libero.it
Parigi val bene una mise en place
Massimiliano e Raffaele
Alajmo apriranno in primavera un ulteriore caffè- ristorante (bistrot?), sulle orme del già collaudato Caffè Quadri a Venezia, questa volta a Parigi, nel Passage des
Panoramas sul Boulevard Montmartre. Luogo pitourescou- forse troppo. Ma il locale, che nascerà negli spazi
occupati dall’incisore Stern e che sarà ristrutturato dall’archiprezzemolo
Philippe Starck, sarà sicuramente all'altezza della loro qualità.
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Panorama del Passage des Panoramas |
Ve lo segnalo perché a volte è più facile trovarsi a Parigi
che a Rubàno….
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