mercoledì 22 gennaio 2014

American Hustle

Poi dicono degli Italici truffatori: tutto il mondo e' paese ma tranquilli, ANCHE in questo film yankee c'e' anche la ns Italietta stereotipata, ette pareva ! La buona notizia e' che quello e' l'unico punto negativo - per noi - ma superato questo si va' con un filo di gas: plot intrigante, sceneggiatura perfetta dei tardi anni 70, musica poca ed azzeccatissima, recitazione magistrale di tutti che risulta in un'atmosfera nella quale ci si "accomoda" ed i 150 minuti passano fluidissimi al punto che dispiace che l'intervallo li spezzi. Spero in qualche statuetta per il complessivo, gli attori sarebbero tutti da premio - ma c'e' troppa concorrenza questo giro!

PS Se lo vedeste o lo aveste gia' visto ed aveste una spiegazione sulla mania della regia per i capelli e le loro acconciature piu' variegate.............. io e Signora ringraziamo anticipatamente !!!

martedì 21 gennaio 2014

:-)))))))) troppo bello

dal domenicale del Sole del 19 gennaio scorso


evidentemente, la bella ebrea, troppo turbata all'ipotesi di essere deflorata, preferì esplodere.......

domenica 19 gennaio 2014

Passatelli al Camino

Due dei nostri Passatelli hanno organizzato, insieme a Daniele Fabbri, che questa volta ha accompagnato i presenti in un viaggio nella musica jazz, una serata di suoni e assaggi, ospitati dai soci nella bellissima storica cornice del Camino. Essendo io presente solo 'in dolce', nel senso che avevo fatto pervenire il dessert ma avevo già altri impegni per la serata, purtroppo non posso farvene un resoconto dettagliato (contiamo sui commenti dei presenti). Possiamo però riviverne insieme l'atmosfera attraverso il menù e le foto della serata, grazie soprattutto al collega sTO.


Il menù preparato da Nic e Silvano 
                                         




un paio di panoramiche della sala dopo l'arrivo degli ospiti




il comprensibile pudore di Dani, costretto a mostrarsi col duo


Silvano non resiste alla tentazione di  intrattenere perfino l'intrattenitore

un suono, due voci




Nebraska

Saltato a piè pari Still Life, perché ho preferito  incontrare  amici che avevano espresso il desiderio di passare da me, qualche giorno dopo ho avuto modo di vedere invece Nebraska di Alexander Payne, del quale film, stranamente, non avevo ancora letto nulla che non fosse riferito al successo ottenuto a Cannes, e ai Golden Globes, o alle nomination agli Oscar.
Certo,  tralasciando anche qui la scarsa fedeltà ad un’America rurale indubbiamente diversa e anche più sottile e meno smaccatamente esasperata nella definizione dei personaggi (leggo da qualche parte che il figlio buono è troppo buono, i parenti idioti troppo idioti e via di seguito, ed è innegabile) e accettandolo come una favola qual è (concediamo al cinema e alla letteratura di essere anche questo), mi sento di  affermare che sia una favola bella e ben riuscita, DA VEDERE.
Siamo all’ennesimo road movie.  Della serie: se avete un trancio di rapporto irrisolto con la madre, con il padre, con la zia, col fratello rain man, con un amico, con voi stessi, investite i soldi a disposizione non dallo psicanalista,  ma in un viaggio concreto, in auto, in pullman, in trattore (ricordate  Una storia vera di Lynch?)  con l’interessato/a e darete a lui e a voi una possibilità di riscatto; un viaggio che oltre ad essere con la persona in questione è soprattutto verso la medesima.
Attraverso una fotografia in bianco e nero da Oscar, il superlativo Bruce Dern interpreta Woody Grant, un vecchio che, posso assicurare per esperienza, come tutti i vecchi che hanno smarrito nel tempo le proprie capacità selettive, crede nel volantino pubblicitario che gli arriva a casa e che gli segnala una sostanziosa vincita in denaro.  Vincita che intende fermamente andare a riscuotere, assecondato da un figlio che prima tenta  invano di riportarlo alla realtà, poi evidentemente si convince che la cosa migliore da farsi sia assecondarlo.
Ebbene, i caratteri saranno pure enfatizzati, ma l’insieme è talmente emozionante e ironico, competente nella descrizione dei bisogni ‘ottusi’ dell’anziano, recitato alla grande, che non è possibile non goderselo da cima a fondo.

 E, tanto per metterci la solita fetta di me, è tornato prepotentemente a galla il dubbio che mi ha accompagnato per qualche anno, e cioè se fosse giusto o meno negare a mio padre il suo desiderio, più volte ribadito, di fare una viaggio aereo insieme prima della sua morte, solo perché ho creduto di rendermi conto della difficoltà che questo avrebbe rappresentato per la sua ormai inesistente forza fisica e difficoltà a reggere uno spostamento  anche fino al supermarket.  E, a chi afferma che il finale che vede il vecchio Woody trionfante sul suo pick-up sia davvero  inverosimile, ricordo che, sempre mio padre, allora ultraottantenne, quando  arrivai da lui con una decapottabile, volle andare a un matrimonio con l’auto scoperta, la coppola, gli occhiali da sole e un foulard all’inglese al collo,  perché sosteneva di essersi immaginato così da sempre (?!?).  Ragazzi, i sogni,  anche banali, esistono e se alcuni dedicano loro (stavo per scrivere sprecano, ma mi sono autocensurata) una vita, altri li lasciano affiorare appena la ragione non agisce più da deterrente.



domenica 12 gennaio 2014

Il capitale umano del Paolino (Virzì)

Personalmente mi sarebbero bastati due film, rappresentativi  di una certa commediaccia all’italiana di sempre, Benvenuti al Sud e Benvenuti al Nord, per avere un quadro esaustivo del luogo comune regionale, quelli, per intenderci, dove il romagnolo è sempre rivierasco ed è sempre una copia di Ferrini,  il milanese è scontato come lo zafferano nel suo risotto e il napoletano apre,  forse, l’ufficio postale alle 10, ma col cuore così in mano che gli condoni questo e altro.

Invece la storia continua.

Personalmente avrei tanto gradito che Virzì continuasse a rassodare ovetti, invece di truccarli da omelette, così avrei saputo cosa andare a non vedere.

Invece ci sono caduta.

Il Capitale umano, che pure mi dovrebbe toccare, perché l’assicurazione ha definito così anche il valore di mia madre  (che, a quanto pare, era un capitale umano e affettivo praticamente nullo, ma per fortuna non lo saprà mai), impasta in una vicenda tutto sommato ben costruita e avvincente, quantomeno per il risvolto giallino del ‘chi sarà stato?’, i  soliti ingredienti  a chilometro mentale zero.  E ‘tte credo che i brianzoli siano insorti, e sia chiaro che non sono qui a difenderli come migliori o peggiori di altri, semplicemente non riesco a inserirli alla lettera B dei miei schemi pregiudiziali, così come non ho i romani alla R. Basta. Senza punto esclamativo, ve lo chiedo con umiltà.

Basta con lo stereotipo caricaturale del padrone della fabrichéta anni ’70, che oggi fa il pescecane della finanza,  basta con la moglie del suddetto che con voce svampita tira tardi dirigendo l’autista a vanvera per la città per colmare la propria noia e fa poi l’amore con quella vita che non ha vissuto; basta col pirla che è sempre e solo pirla senza mai una parvenza di dubbio; basta con il figlio nell’età indecisa fra appartenenza e ribellione; basta col professore-scrittore di teatro che batte tasti nella sua cameretta con zoomata sul poster del Living Theatre  (ok, capisco, non ci sono più menti per il teatro, ma da Beck e la Malina in poi sarà ben successo qualcosa), è fisicamente stitico,  ha l’acconciatura datata, gli occhiali e la giacca del tempo che fu.  Apoteosi dell’insieme è la riunione di macchiette con l’abito che fa beceramente monaco (e non nego con questo che una barzelletta il nostro paese lo sia da diversi anni in qua, ma, appunto, guardiamolo con gli occhi maturi di Sorrentino, per dirne uno) che si convoca per il programma di inaugurazione della rinascita del teatro locale.
Il colpevole, guarda un po’, è ovviamente un SUV nero, lucido e graffitato (non rivelo niente, si sa fin dalle prime scene) senza nemmeno la scusante emotiva di Darth Vader : io sono tuo padre, che almeno una la butta sul fantascientifico e se ne fa una ragione.


Negli ultimi giorni ho visto anche Philomena, un film di Stephen Frears, di blandissima denuncia e con una fiumana di ingenuità ma  ben narrato, che forse diretto da Ken Loach avrebbe colpito nel segno, e vedrò oggi  Still Life, del quale sproloquierò prossimamente. Buona domenica, Passatelli.

sabato 11 gennaio 2014

Marceline







Posso finalmente (alcuni di voi lo avrebbero ricevuto a Natale e non sarebbe stato giusto parlarvene prima) presentarvi l'ennesima fatica letteraria (si dice così, no? nel caso lei non ne vantasse altre, non è colpa del recensore...) della nostra Brusaola -al secolo P. Chiarini- che un giorno della scorsa estate si svegliò col desiderio di far rivivere il proprio e l'altrui passato attraverso la memoria degli odori.
Così lanciò una e-mail a tutti noi per chiederci non di ricordare attraverso un profumo improvviso ma di ricreare sensazioni olfattive attraverso un ricordo. I nasi di decine di ravennati (e non) si sono subito mobilitati ed il risultato è un fascicolo di 'ricordi olfattivi firmati' che riporta anche il naso più insensibile a viaggiare nel tempo verso la propria infanzia.
Tutti coloro che l'hanno ricevuto sono stati grati per questo excursus e hanno aggiunto postille molto interessanti ( tipo i disoccupati di Patrizia, caramelle gommose fatte ad ometto di cui non avevo mai sentito parlare) che magari P. vorrà inserire in un aggiornamento futuro..........

Se qualcuno ne desiderasse una copia può contattarla attraverso passatellinghingheri@gmail.com  o all'indirizzo chiarinip@libero.it

Parigi val bene una mise en place


Massimiliano e Raffaele  Alajmo apriranno in primavera un ulteriore caffè- ristorante (bistrot?),  sulle orme del  già collaudato Caffè Quadri a Venezia,  questa volta a Parigi, nel Passage des Panoramas sul Boulevard Montmartre.  Luogo pitourescou- forse troppo.  Ma il locale, che nascerà negli spazi occupati dall’incisore Stern e che sarà ristrutturato dall’archiprezzemolo Philippe Starck, sarà sicuramente all'altezza della loro qualità.


Panorama del Passage des Panoramas

 Lo hanno rivelato gli stessi Alajmo nel loro recente libro Fluidità, presentato  in anteprima un paio di mesi fa.

Ve lo segnalo perché a volte è più facile trovarsi a Parigi che a Rubàno….