domenica 30 giugno 2013

Altro che passatelli...

Giovedì 27 giugno, i passatelli si esibiscono e mi invitano ad assaggiare il risultato: che dire dopo una lunga giornata tra le vigne, una cena pronta non si disdegna e poi dicono che sono bravini.
Altro che passatelli, giovanelli e in ghingheri.... pensate che Vancuoc sapeva anche dell'evoluzione della denominazione di un ballatoio di Marina un tempo detto "Le ruote" e i vari chef della serata, alle 11.30 ballonzolavano ancora tra fornelli e lavelli che nemmeno le cavallette delle mitiche piaghe d'Egitto. Dove la troveranno tanta energia.....
Però devo dire che sono davvero bravi: dall'antipasto al dessert un vero trionfo! La volta che li ho incontrati, mi ha detto bene.
Al gruppo manca solo un'esperta di approntamento dei tavoli e sembrerebbe davvero di stare in un ristorante con tante stelle.
Il menù della serata?
Antipasto: fiore di zucca ripieno con ricotta e alici, pastellato, accompagnato da melone sferificato in brodo di prosciutto di Parma
Secondi: Pesce-carne dell'Algarve in cataplana (ma il pesce era di una non meglio identificata pescheria di Ravenna)
A seguire trippa e gamberi in tempura al curry con riduzione di porto (Nic si è superato!)
E per finire pescecarne dell'architetto (tortino di carne cruda in letto di alici, che poi è stato cotto, che non si sa mai!)
 Dessert: sorbetto di anguria e latte brulè.
Vini per accompagnare il tutto.... 
E ora le foto ... a imperitura memoria: quando mi capiterà un'altra occasione così??




Io camillero, tu Camilleri...

Mi scuso con chi di voi lo abbia già ricevuto ma, in attesa delle foto per corredare il resoconto della serata di giovedì (se vuole farlo qualcun altro... è il benvenuto),  dedico agli amici di più o meno remote origini siciliane, che fanno parte del nostro gruppetto di esaltati ai fornelli, il mio avvinazzato incipit de:


I VITIGNINI DI MONTALBANO  


Ugolino Notardomenico, un giovanotto picolit, brunello e ancora assai prosecco, risalì moio moio in massarda, mentre i genitori intrattenevano la forastera siculiana al fiano di sotto. Prese una segesta e se ne stette pensieroso, ignorando che, termeno un mesolone dopo, donna Camilla,  signora solopaca ma ai suoi occhi incredibilmente  soave, che lui era solito guardare corvo, mancandogli il corregio di rivelarle ciò che aveva savuto da quel gaglioppo di Pinot, lo avrebbe pigato lei stessa di ieracare un mamertino con  lei. Un grignolino amarone gli arricciò le labbra, mentre un groppello gli provocò una lacrima che lo portò a scordare enfer il caldaro e la gallura che dall’albana lo avvoltore tutto. Prima pensò di farsi la barbera, poi optò per camminare un po’ per le champagne con la sua cagnina Fara, un trovatello montepulciano ma tanto dolcetto; infine gli sembrò più sauvignon tenere occupato il cerveteri rileggendo Alcamo.  Indossò il brachetto frappato della festa e un magliocco leggero ‘Lagosta’ e, ghemme ghemme, nel nebbiolo dovuto alla ribolla, polliò sugli scoglitti di Marsala con alcune cartizze e un libricino verduzzo sotto l’arghilla.


 Aspetto, anche privatamente, il vostro parere sull'olio di oliva nocellara del Belice che ci ha portato sTOravennauta, al quale dedicheremo un post apposito.
Read you soon.  

giovedì 20 giugno 2013

Il bacaro da sera

Idea per una due giorni a Venezia (anche in treno, P....):
sarebbe opportuno fare un venerdì-sabato, per chiusura domenicale del bacaro, ma proporrei una visita alla Biennale (un giorno ai Giardini e uno all'Arsenale), condita da un 'andar per bacari'.
Questi ultimi, per chi non lo sapesse, sono un po' l'equivalente veneziano del bar tapas e, indipendentemente dalla vostra partecipazione al tour, vi consiglio di adottarne la frequentazione quando vi trovate a Venezia, dove è risaputo che mangiar bene, senza farsi svenare, è un'impresa a volte improba.
Se volete conoscerli meglio e farvi convincere, consiglio questo link:
http://boscoloilviaggio.it/mangiare-e-bere/andar-per-bacari-a-venezia/


Idea per una serata al cinema: suggerisco Il sospetto (non so se lo replicheranno alla Rocca, ma nel caso è in programma al Parco delle Cappuccine di Bagnacavallo il 13 luglio) . E' il lavoro presentato a Cannes da Thomas Vinterberg, il regista danese fondatore del Dogma, che diventò famoso per Festen. Molto ben fatto. Rinfrancante rispetto al Melancholia di Lars von Trier (suo collega nel Dogma e mio grande passato amore) che ho visto con somma delusione di recente in tv.
Un'altra delusione, se pensate che sia ora di raffreddare i vostri entusiasmi per Cronenberg, è stato A dangerous method, mentre, incredibile ma vero!,  quest'anno mi hanno conquistata Sorrentino e Tornatore, con due film che finalmente riscattano più o meno astutamente il panorama del cinema italiano (ovviamente parlo di La migliore offerta  e La grande bellezza)
Infine, non ancora disponibile perché devo ancora gustarmelo, ma lo sarà per chi lo volesse, ho appena ricevuto il dvd Seraphine, del quale mi ha parlato P puntini puntini che, istigata dalle mie ciacoe ad andare a vedere Borderline, mi ha fatto notare l'assenza della pittrice del novecento a cui Martin Provost ha dedicato questa pellicola: Seraphine de Senlis.

Idea per un sabato o domenica mattina: escursione in barca alle saline di Cervia?

Idea per una lettura estiva: sempre gialli e sempre siculi ma gustosi e 'giovani' nonostante l'autore non sia più un ragazzino, i tre libri di Santo Piazzese pubblicati da Sellerio dal 1996. Ho un leggero ritardo ma li ho scoperti solo da poco e mi sono divertita, più per il contesto palermitano (soffro di mal di Sicilia, lo ammetto) e per l'ironia  leggera dell'insieme che per il giallo vero e proprio. Se, invece, per il passaggio di qualche pianeta avverso avete omesso negli anni La concessione del telefono di Camilleri e Diceria dell'untore di Bufalino (solo per restare in zona) recuperate immediatamente!!!!

Se farete qualcuna di queste cose sappiate che non vivo la sghessa del monologo 'esteriore' e accetto volentieri il confronto.



domenica 2 giugno 2013

Noi border




Sono fuggita un po' in vacanza e ancora non vi ho parlato della visita al MAR, per la mostra Borderline, che, sotto parecchi punti di vista, mi si addice fin troppo.  Non so che farci, tutto ciò che esce dai binari, che esibisce un’originalità sfacciata, che, come sta scritto in uno dei pannelli che accompagnano la mostra “è immune dalle influenze dei circuiti (artistici in questo caso) ufficiali”, mi conquista.
Sono andata a metà maggio, un mercoledì mattina, all’apertura. Un sogno: c’eravamo io e una scolaresca di una scuola materna a cui un’insegnante bra-vis-si-ma spiegava l’ Elefante da battaglia di  Hieronymus Bosch in maniera talmente giocosa e accattivante che per un po’, sfruttando la statura, ho tentato di confondermi col gruppo. Fra l’altro, più tardi nel corso della mostra ho letto qualcosa del tipo ‘da bambini tutti siamo artisti, difficile è rimanerlo quando si cresce’. ( A me a scuola la maestra ancora in terza elementare faceva fare le gare sulle vite dei santi e i migliori vincevano un santino nelle gare intermedie e una di quelle gomme fatte ad animaletto, con gli occhi applicati sopra, nella finalissima -altro che  Bosch).
La mostra non ha il meglio del genere, questo è ovvio, ma invita ad interessarsene e chi ha detto che lo scopo delle mostre che hanno scatenato il turismo mirato non debba essere più propositivo che esaustivo?
In ogni caso la presenza di Bosch non la davo per scontata in sé, perché più che ad un’espressione di una sorta di personale finestra sulla follia, l’ho sempre letta come una summa delle immagini simboliche profane che hanno contraddistinto quel Medioevo che sta compiendo definitivamente il proprio percorso; quasi una profusione di minuziosa cultura, che, finalmente, si compie sulla tela anziché nelle opere scultoree o negli affreschi.
Certamente, questo riempimento degli spazi, questa ripetitività ossessiva, questo gusto per il dettaglio più minuto, questa esigenza mal frenata di esprimere la propria creatività, come si vede poi nel seguito della mostra, saranno tipici di molti ‘pittori in bilico’,  e rappresenteranno spesso una sorta di terapia, come ad esempio per Carlo Zinelli, che allinea preti e uccellacci senza soluzione.
Quando ero bambina, al pianterreno di casa nostra abitavano marito e moglie molto anziani. Lui, un uomo di assoluta semplicità, facchino in pensione soprannominato Barba per via del cognome simile, di giorno faceva l’orto, allevava piccioni e ogni tanto andava al circolo con gli amici ma, immancabilmente, alle sei di sera rientrava e, a parte una pausa veloce per la cena, continuava, in totale isolamento da chiunque gli trafficasse attorno, almeno fino alle dieci a riempire di figure, segni, oggettini piccolissimi, e soprattutto …. piccioni coi pattini a rotelle!  :-))))) … centinaia di fogli di album da disegno. Usava pastelli, penne biro colorate e cere e otteneva delle composizioni talmente piene di colore e di dettagli e di un tale spessore ‘fisico’ per quanto continuava a sovrapporre colori, che, devo dire, non sarebbero sfigurate affatto in questo contesto vicino a un Zinelli o ad  Aloïse Corbaz. Questo per dire che esiste davvero un’impellenza artistica in persone da cui non te lo aspetteresti mai, e .. chi può sindacare che non sia arte, anche senza un progetto alle spalle? Se qualcuno ha sfogliato il diario di Frida Khalo, non può non aver pensato alla somiglianza di certe immagini con alcuni quadri esposti, con questi mondi visionari che arrivano dall’intimo.
Poi ci sono i mostri sacri: l’Art Brut (rappresentata da Dubuffet e Appel), Ligabue, Francis Bacon (purtroppo con un’opera orrenda), Nitsch, Arnulf Reiner, un bellissimo Totem  e una Via Crucis di tal Umberto Gervasi che non conoscevo e mi ha conquistata e, immancabile, il borderliner per eccellenza, Mattia Moreni, che nonostante il sostegno di Renato Barilli, non è  mai assurto ai ranghi dell’empireo artistico, che secondo me meritava in pieno.
Chi non avesse mai visto la Galleria Vero Stoppioni a lui dedicata a Santa Sofia, ci faccia un salto in una girata domenicale. 



e, per restare sul tema, l'intervento sul mio frigorifero: